Cosa sono le sezioni del PCI? Stanze che odorano di muffa

PARMA - C' è un comunista di Parma, un assessore comunale di nome Mario Tommasini, che sembra aver fatto suo l' appello di Mao ai giovani: "Sparate contro il quartier generale". Tradotto in italiano: sparate contro le burocrazie soffocanti del Pci. Parliamone con lui che conosciamo da anni come uno dei sempre pronti a battersi per i diritti umani, dei carcerati in particolare. Tommasini, è vero che vogliono metterla sotto processo ed espellerla dal partito? "Direi che è vero il contrario. Ieri sera c' è stata a Parma una riunione di comunisti che hanno detto al segretario federale: bisogna fare un dibattito pubblico sulla riforma del partito. E il segretario si è detto d' accordo". La conosciamo per un comunista critico, in certo senso anomalo. Sul tema dei prigionieri politici lei si è mosso per anni in modo diverso dal partito. Ma perchè ora e proprio ora, il suo dissenso investe l' intero partito e la sua organizzazione? "Una raffica di fatti a mio avviso intollerabili mi ha convinto che è il tempo di uscire allo scoperto. Il caso Andreotti, per cominciare, le esitazioni della nostra accusa. Come fa il partito a ignorare che per il comunista di base, e per ogni democratico, Andreotti è la bestia nera, da sempre? E certi contorsionismi locali: si attacca una Banca per ottenere le dimissioni del vicepresidente socialista, ma con il presidente democristiano che ha le stesse reponsabilità, silenzio. Ci sono irregolarità nell' Opera universitaria ma se sono imputabili ai democristiani si sorvola". Caro Tommasini, ogni partito ha i suoi punti deboli, i suoi panni sporchi da lavare. "Sì, ma il caso di Parma è diverso. Vede, a Parma il partito ha davvero una grande tradizione, un grande patrimonio. E allora qui, più che altrove, i comunisti si chiedono: ma cosa fa questo partito? Gli basta gestire l' esistente o vuole intervenire nei mutamenti?". D' accordo ma le voci che circolano, certe notizie parlano di uno scontro più duro, anzi burrascoso. Dicono che lei avrebbe definito ' puttana' il partito comunista e avrebbe proposto la chiusura degli uffici del partito, anzi di tutti i partiti. "Non esageriamo. Giorni fa sono stato intervistato da un cronista del "Resto del Carlino" e sono ricorso ad un apologo evidentemente provocatorio. Gli ho detto: ho un amico che è figlio di una puttana e il fatto lo addolora. Ma se qualcuno per strada gli dice figlio di puttana lui è pronto a prenderlo a sberle. Anche noi comunisti siamo così, sempre pronti a difendere il partito con gli altri, ma anche preoccupati, fortemente preoccupati per le cose di famiglia, per la paralisi del partito, per il fatto che il partito è sempre quello vecchio". Ma come, io biografo di Togliatti ho dedicato capitoli alla fondazione del partito nuovo e lei mi dice che non è mai venuto alla luce? "Ha fatto bene a citare Togliatti. Venne qui a Parma per le amministrative del ' 60 quando si temeva di dover passare il comune alla Dc. Per la prima e unica volta in quell' occasione abbiamo ridato alle sezioni un lavoro vero e importante da fare, le impegnammo nell' analisi e nella discussione dei problemi reali della città. Togliatti venne, si guardò attorno e disse: questo è il partito nuovo, con questo vincete di sicuro. Ma poi di partito nuovo non se ne è visto più". Ma in concreto cosa c' è da cambiare, da riformare? "Glielo dico subito. Possiamo tenere la federazione provinciale con una segreteria leggera. Tutto il resto via. Dico gli uffici del centralismo democratico tipo comitato di zona, comitato di controllo con relative segreterie più comitati provinciali e cittadini. Via, bastano la federazione e le sezioni, o meglio la nuova organizzazione di base che dovrà sostituire le sezioni". Sarebbe come togliere le parrocchie alla Chiesa, non le pare? "Mi hanno accusato di essere anarchico, assembleare. Credo di essere semplicemente realista. Cosa sono oggi le sezioni del partito comunista nell' Emilia rossa come in qualsiasi provincia italiana? Delle stanze che odorano di muffa, riaperte solo in occasione di qualche campagna decisa e promossa dalla direzione centrale: i festival dell' Unità, la vendita promozionale del giornale, le raccolte di sussidi il tesseramento, qualche manifestazione nazionale per la pace o contro la diminuzione dei punti della scala mobile. Partecipazione reale: zero. Emarginazione degli iscritti: totale. Ma tu perchè non ti occupi degli emarginati veri, mi dicono, degli ammalati di mente, dei prigionieri politici? Gli rispondo: e perchè non dovrei occuparmi di quegli emarginati che sono i comunisti di base, perchè non dovrei stare dalla loro parte che mi sembra la più intelligente e non compromessa del partito?". Insomma una sezione che conta di più, che interviene di più che arriva direttamente alla direzione del partito. "Non solo questo. C' è una situazione emiliana che propone una riforma più ampia. Mettiamo che le sezioni del Pci vengano riformate, che contino, che facciano veramente politica. Basterebbe? No perchè le sezioni del Pci non rappresentano tutti i comunisti e meno che mai tutti i cittadini. Ma in Emilia ciò che è deciso dal Pci si trasferisce automaticamente nelle istituzioni, piaccia o meno agli altri, ai comunisti senza tessera e ai cittadini. Per questo a me pare che le sezioni, pur restando organizzazioni del partito si aprano a tutti quando si tratta di discutere un problema di tutti. Voglio dire che le sezioni devono occuparsi non solo della disoccupazione giovanile comunista, ma della disoccupazione giovanile di tutti". Qualcosa del genere è sempre stato tentato dai partiti comunisti, non solo dal vostro, con le grandi organizzazioni, con i fronti, quello della donna, quello della gioventù. "Non scherziamo, quelle erano organizzazioni frontiste da anni di guerra calda o di guerra fredda. Ora i comunisti sono cittadini come gli altri e devono preoccuparsi come gli altri della paralisi progressiva del sistema partitocratico. Noi non dobbiamo rinnovare il partito a puri fini egemonici, ma per trasmettere a tutta la democrazia italiana la voglia del rinnovamento". Mi spieghi meglio. "Volentieri. Fin che il partito comunista vegeta come sta vegetando, gli altri gli danno un' occhiata e poi si voltano a dormire. Fin che il partito comunista è una organizzazione burocratica e verticistica che, volta per volta, tratta con gli altri partiti qualche spartizione della torta agli altri va benissimo, hanno gran parte del potere economico e amministrativo e ai partiti lo status quo va bene. Ma se il partito comunista, per primo, voltasse pagina, cambiasse registro, incominciasse a dirigere la cosa pubblica con partecipazioni assembleari...". Ma allora è vero che lei è un assemblearista. "Siamo seri, le assemblee caotiche del 68 sono una cosa, le assemblee che oggi lavorano per i diritti civili sono tutt' altro. L' assemblea, il dibattito pubblico sono il punto finale di un lungo e faticoso cammino, dell' opera quotidiana dei gruppi di lavoro. E' proprio il contrario del verbalismo e del casualismo assembleare del 68; ed è anche il contrario della retorica e dei luoghi comuni dei partiti. E' ricerca, definzione, studio dei problemi reali. E poi c' è una cosa che i partiti devono capire, l' ondata di volontarismo, di partecipazionismo che corre per il Paese". "Già, ma i partiti la rovesciano come un guanto. Se la contestazione giovanile abbandona la violenza, la lotta armata per partecipare ai movimenti ecologici o pacifisti o antidroga dice subito: attenti che i sovversivi cacciati dalla porta vogliono rientrare dalla finestra". "La mia posizione è chiara: io resto nel Pci, ci resto assieme ai compagni che nella riunione dell' altra sera si sono alzati a chiedere le mie stesse cose, a chiedere al segretario federale un dibattito cittadino. Non sono imputato di un processo, ma chiedo che venga processata la sonnolenta burocrazia di partito. Se non riesce a riformarsi il Pci, che è di gran lunga il partito più vivo, più forte in Italia, mi spiace, ma per la nostra democrazia è il principio della fine".

dal nostro inviato GIORGIO BOCCA

27 novembre 1984

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